5 Gennaio 2017
Uno studio americano pubblicato sulla rivista Cancer analizza i motivi per cui un paziente oncologico si rivolge a diversi specialisti per affrontare il percorso di cura in modo più consapevole.
Di fronte ad un tumore alla prostata, può capitare che il paziente si rivolga a diversi specialisti, per raccogliere diversi pareri prima di decidere quale percorso di cura scegliere.
Esistono, infatti, numerose opzioni terapeutiche tra cui scegliere e, in alcuni casi, sono i medici stessi a consigliare ai malati di rivolgersi a più specialisti. Numerose istituzioni, inoltre, come ad esempio il National Cancer Institute e l’American Cancer Society, incoraggiano i pazienti a valutare e soppesare i pro e i contro di ciascun trattamento per prendere una decisione consapevole, in linea con le proprie preferenze personali.
Se osserviamo in proposito i risultati di uno studio realizzato da ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora e della University of Pennsylvania di Philadelphia, sembrerebbe, tuttavia, che le seconde opinioni abbiano scarso peso nelle decisioni terapeutiche dei pazienti.
Lo studio ha analizzato un gruppo di 2.386 uomini residenti a Philadelphia e dintorni, a cui era stato diagnosticato un tumore prostatico: il 40% di questo campione aveva richiesto una seconda opinione medica ad un urologo.
I ricercatori, guidati da Archana Radhakrishnan, hanno valutato la frequenza e le motivazioni alla base di questo fenomeno, oltre ad esaminare le caratteristiche cliniche e demografiche dei pazienti
Sulla base dei risultati di questo studio, la motivazione principale che spinge un paziente a rivolgersi ad un secondo specialista è la necessità di ottenere informazioni più complete possibili sulla malattia (50,8% degli intervistati), seguita dalla ricerca del migliore specialista per il trattamento di questo tipo di tumore (46,3% degli intervistati).
In generale, la richiesta di un secondo parere medico non risulta associata a cambiamenti nel percorso di cura, ovvero sembra che i pazienti, soprattutto nel caso di tumori alla prostata a basso rischio, non modifichino le proprie decisioni dopo aver consultato specialisti diversi e non prendano in considerazione nuove opzioni terapeutiche.
Secondo i ricercatori, inoltre, queste seconde opinioni non sarebbero associate ad alcun cambiamento nella percezione della qualità delle cure oncologiche e, anzi, servirebbero più che altro ad approfondire rischi e benefici del trattamento già scelto.
Fonte:
Radhakrishnan A, Grande D, Mitra N, Bekelman J, Stillson C, Pollack CE, Second Opinions From Urologists for Prostate Cancer: Who Gets Them, Why, and Their Link to Treatment, Cancer, pubblicato online il 7 Novembre 2016. doi: 10.1002/cncr.30412
Do second opinions matter in prostate cancer care?, ScienceDaily, 7 Novembre 2016
Second Opinions Rarely Alter PCa Treatment Decisions, Renal & Urology News, 10 Novembre 2016