5 Aprile 2018
L’ipertrofia prostatica benigna è una condizione diffusa soprattutto negli uomini sotto ai 50 anni. Una ricerca italiana ha evidenziato il possibile legame con lo stile di vita.
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB o BHP) è una condizione di ingrossamento della ghiandola prostatica che provoca disagio e sintomi a carico delle vie urinarie, ma non si tratta di un problema di natura maligna. Di norma provoca un’ostruzione più o meno severa che comprime l’uretra e rallenta il passaggio dell’urina, provocando bruciore e dolore, oltre alla perdita di elasticità della vescica.
Fino a questo momento, la letteratura scientifica non ha trovato un accordo sulle cause dell’IPB, ed esistono tra l’altro poche informazioni in merito sulla sua diffusione tra la popolazione italiana. Si è ipotizzato che lo stile di vita abbia un ruolo centrale nella probabilità di sviluppare un’ipertrofia prostatica benigna, ma non esistevano evidenze scientifiche e, soprattutto, mancava uno studio osservazionale mirato a chiarire questa associazione.
La Società Italiana di Urologia (SIU) ha pubblicato di recente i dati sulla diffusione dei disturbi prostatici nel nostro Paese e ha evidenziato come già tra i 40 ed i 50 anni circa il 10% degli uomini riceva una diagnosi di ipertrofia prostatica benigna (IPB) e sperimenti in prima persona disfunzioni sessuali e incontinenza urinaria.
La ricerca, condotta da diversi centri universitari di eccellenza italiani e coordinata dalla SIU, ha esaminato 2.572 uomini che si sono sottoposti ad un controllo urologico gratuito nel Giugno 2017: di questo campione, solo 1.902 presentavano effettivamente una ipertrofia prostatica. Si trattava di pazienti con un’età media di 54 anni, esaminati da un urologo attraverso l’esplorazione rettale della prostata (DRE) e poi intervistati sulla loro storia medica, sui sintomi urologici e sull’attività sessuale.
Tra le possibili cause dell’aumento di volume della prostata, l’indagine ha individuato nello stile di vita i principali fattori di rischio: pressione alta, diabete, livelli eccessivi di colesterolo e trigliceridi nel sangue, sindrome metabolica, sedentarietà e abitudine al fumo.
L’attività fisica, in particolare, sembra essere associata in modo significativo ad un minore rischio di ingrossamento della prostata.
Fonte:
Mirone V, Carrieri G, Morgia G, et al. Risk factors for benign prostatic enlargement: The role of lifestyle habits at younger age. The #Controllati2017 initiative study group, Arch Ital Urol Androl. 2017; 89(4): 253-258. doi: 10.4081/aiua.2017.4.253
Montorsi F, Anche l’alimentazione conta per proteggersi dall’ipertrofia prostatica?, Sportello Cancro, 26 Gennaio 2018>