4 Marzo 2014
Una proteina mutata per segnalare i pazienti più a rischio
Un gruppo di ricercatori statunitensi della United Association University ha individuato un marcatore tumorale, cioè una sostanza in grado di fungere da segnale che potrebbe indicare la probabilità, per i pazienti con cancro della prostata, di avere un rischio maggiore di recidive, cioè di andare incontro a ricadute della malattia oncologica.
John Lewis, uno dei ricercatori che ha preso parte al progetto, ha annunciato la scoperta di un anticorpo che, se aggiunto a un campione prelevato mediante biopsia prostatica dal paziente affetto da carcinoma della prostata, è in grado di riconoscere e attaccare solo alcune proteine specifiche, ritenute responsabili della diffusione del tumore in tutto il corpo.
Da questa ricerca è emerso come responsabile di ciò sia una proteina, chiamata CD151, la cui mutazione esporrebbe il paziente al rischio di recidiva entro quattro anni dalla diagnosi, rispetto a quanto avviene per altri pazienti in cui questo rischio prevede un periodo più lungo per la ricomparsa della malattia, di circa 15 - 20 anni.
Attualmente è in corso un ulteriore studio per validare questa scoperta che, se confermata, potrebbe aiutare i medici a individuare con maggiore facilità i pazienti che necessitano di trattamento, separandoli da quelli in cui è sufficiente monitorare periodicamente lo stato di salute, evitando così di effettuare trattamenti in alcuni casi anche invasivi.